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MEMORIA

la rosa
Franco Isman


Una splendida serata con il coro Fioccorosso al Binario 7.
Non conosco l'ebraico e neppure l'yiddish, capisco poco di musica ed i cori mi piacciono ma non è che sia un vero intenditore...
Premesso tutto questo dico che lo spettacolo organizzato dal coro Fioccorosso in occasione del Giorno della Memoria con la regia e la recitazione di Marco Merlini e la fisarmonica di Davide Baldi mi ha folgorato.
Sono particolarmente sensibile a tutto quanto riguarda la Shoah, lo sterminio nazista, ma mi è sembrato che tutto il teatro abbia partecipato con intensità alla recitazione.

Ha iniziato al buio la fisarmonica, ma si intravedeva il coro schierato, poi la lettura di un brano famoso e terribile di Ely Wiesel:

Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.
Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.

Poi la meravigliosa canzone “Erèv Shel Shoshanìm”, la sera delle rose appunto, un inno d'amore alla propria donna che, come scrive Gian Franco Freguglia, direttore del coro, che ha ideato la serata con la collaborazione in particolare di Marco Blondet,
"...è diventata nella cultura del popolo ebraico anche il mesto canto di una memoria collettiva... che parla la lingua acre di una tragedia che lascia inevitabilmente il retrogusto dell'amaro ricordo di tutti gli amori e di tutte le vite sfiorite nei giardini avvelenati della Shoah."
Poi ancora la fisarmonica e un altro brano terribile sui lager di Paul Celan.
Canzoni più o meno tristi, splendidamente interpretate dal Fioccorosso, con anche alcune voci soliste, e faceva un certo effetto sentire queste parole straniere, ma ci era stato distribuito il testo in italiano, invece dei soliti cori di montagna o della Grande guerra...
E ancora la scintillante fisarmonica e altri brani tra i quali quello celeberrimo di Primo Levi
Se questo è un Uomo:

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.

Per concludere con “Shalom aleikhem” (pace a voi) un inno all'Altissimo e nello stesso tempo una invocazione di pace.

E la sala, rimasta in religioso silenzio, senza fiatare e senza interrompere con gli applausi, ha potuto finalmente scatenarsi in un liberatorio ed entusiastico applauso.
C'è stato quindi un breve intervento sulla Shoah del presidente del coro Guido Serenthà e poi, ahinoi, l'invito sul palco di un rabbino, ospite della serata, e non avrebbe potuto esserci nulla di più controproducente.

Il rabbino sembrava quasi una caricatura, una macchietta. Parlava con un accento straniero molto accentuato, anche se risiede in Italia da parecchi decenni, sembrava la parodia di Moni Ovadia e ogni tanto si esibiva nel racconto di witz (barzellette), più o meno spiritosi, dimenticando il tragico oggetto della serata.
E questa sua apparenza falsava completamente la percezione di cosa siano, e soprattutto di cosa fossero gli ebrei italiani al momento della proclamazione delle famigerate leggi razziali che li avevano privati di tutti i diritti civili, per arrivare poi al loro arresto ed alla spedizione nei campi di sterminio: italiani fra gli italiani, perfettamente integrati nella società; e proprio questo aspetto rendeva ancor più inique le discriminazioni prima e le deportazioni poi.

Dopodiché il rabbino ha spiegato che gli ebrei hanno 613 precetti mentre i cattolici ne hanno soltanto sette ed ha cominciato con l'illustrazione del primo comandamento. E qui ha detto quella che personalmente considero una terribile bestemmia e cioè che se era potuta succedere la Shoah voleva dire che Iaveh, nella sua infinita saggezza aveva ritenuto che così dovesse accadere.
Per ultimo ha avuto la brillante idea di buttarla in politica dicendo che l'Iran aveva più volte dichiarato di voler far scomparire Israele dalla faccia della terra e che le nazioni occidentali, businness is business, avevano dichiarato di voler imporre le sanzioni ma in realtà avevano incrementato gli scambi commerciali.
E con questo ha pure lui ingenerato confusione fra lo stato di Israele (con la sua aberrante politica) e gli ebrei, cosa totalmente errata e concausa dell'antisemitismo montante. Uno sfacelo.

Franco Isman

il coro


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  1 febbraio 2012